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mercoledì 17 aprile 2013

Narcisismo: tra normalità e patologia

Antonino Cavallaro


J. W. Waterhouse, Eco e Narciso (particolare)
1903
 
Chiunque si accosti ad uno studio sistematico sul narcisismo non può che rimanere disorientato e confuso, poiché si trova a confrontarsi con uno dei concetti psicoanalitici più importanti ma anche complessi e multiformi.
Sembra non vi sia ad oggi un accordo generale sul significato e sull’uso del termine stesso.
Il termine narcisismo è stato impiegato per illustrare una lunga serie di fenomeni, tra i quali il funzionamento mentale psicotico e normale, una fase particolare dello sviluppo psicosessuale, un tipo di scelta oggettuale, nonchè per spiegare alcuni fenomeni sociali e culturali.
Dallo stesso termine discendono poi svariate espressioni che vengono utilizzate anche in contesti differenti tra loro: carica narcisistica, ferita narcisistica, scelta narcisistica, carattere fallico – narcisista etc.
Questa varietà di significati e contesti diversi dove il termine viene impiegato è dovuta alla complessità del fenomeno e alla difficoltà di concettualizzazione. Inoltre, come vedremo più avanti, la definizione del termine “narcisismo” appare confusa anche per due diverse approcci: da una parte vi è il narcisismo inteso come investimento del Sé; dall’altra vi sono tutta una serie di studi clinici volti alla definizione delle sindromi che caratterizzano i disturbi della personalità narcisistica. In quest’ultimo caso lo studio si è focalizzato su alcune fattori, come ad esempio l’immagine di sé, l’autostima e le variabilità di investimento affettivo su di sé e su gli altri.
Utilizzato per indicare l’amore per la propria immagine, il termine narcisismo, com’è noto, trae origine dal mito di Narciso, il quale innamoratosi della propria immagine riflessa nell’acqua, annega dopo averla ammirata troppo da vicino.
Nel 1898 Havelock Ellis e Paul Nacke utilizzano per la prima volta questo termine per indicare una perversione dove il proprio corpo è l’oggetto principale dei desideri sessuali.
In ambito psicoanalitico S. Freud distingue invece due tipi di narcisismo: primario e secondario. Nel narcisismo primario il bambino investe la propria energia psichica (libido narcisistica) esclusivamente sul proprio corpo, in un appagamento di tipo autoerotico. In questa fase dello sviluppo psichico vi è l’illusione narcisistica di essere onnipotente e perfetto. In seguito il bambino si confronta con la perdita di questo senso di onnipotenza e dirige una parte di questa energia psichica sull’oggetto (libido oggettuale). Il primo oggetto sessuale investito dalla libido è rappresentato dalla madre (o da chi si prende cura del bambino).
Questa fase dello sviluppo mentale è particolarmente importante per la formazione dell’Io. Un arresto, oppure un processo difettoso di questa tappa dello sviluppo, dispone l'individuo a malattie mentali gravi di tipo psicotico.
Nel narcisismo secondario si assiste invece ad un ripiegamento sull’Io della libido sottratta agli investimenti oggettuali. La libido viene cioè ritirata dall’aggetto e nuovamente investita sull’Io.

Il narcisismo tra normalità e patologia


Salvador Dalì, La metamorfosi di Narciso 1936-37

Una certa quota di narcisismo è normale e necessaria a qualunque individuo. Possiamo affermare che il narcisismo sano si colloca in una posizione intermedia lungo un continuum tra due estremi patologici: da una parte un narcisismo eccessivo, caratterizzato da un Sé grandioso, sentimenti di superiorità, arroganza e senso di onnipotenza, dall’altra parte troviamo invece un deficit narcisistico il quale comporta sentimenti di inferiorità, impotenza e scarsa stima di sé.
Un narcisismo sano si troverebbe al centro di questa linea immaginaria.
Agli estremi si collocano quindi due distinti disturbi del narcisismo dove entrambi sottendono comunque un Sé fragile. Nel primo caso, l’individuo con narcisismo caratterizzato da grandiosità appare costantemente impegnato nel bisogno di ammirazione. Egli manca di empatia, pretende approvazione ed è insensibile alle critiche. Pur avendo diverse relazioni sociali non riesce ad instaurare legami affettivi profondi e significativi. È poco sensibile ai bisogni degli altri ed è sostanzialmente incurante dei sentimenti delle persone che lo circondano, tuttavia pretende da questi ultimi favori, trattamenti speciali e ammirazione. Sovente appare arrogante ed invadente.
Vi è poi un’altra tipologia di disturbo narcisistico definito ipervigile (Gabbard, 2000) caratterizzato da un comportamento diametralmente opposto al primo. Il narcisista ipervigile è notevolmente attento agli altri e al giudizio, appare estremamente timido, sensibile alle critiche, si sente facilmente offeso e di frequente rimane ferito con estrema facilità.
Cooper (1999) riferendosi ai due tipi di narcisismo patologico suggerisce le espressioni di overt, per indicare il narcisismo con un Sé grandioso, e covert, per gli individui caratterizzati sentimenti di vulnerabilità e sensibilità.
Caratteristiche cliniche delle forme overt e covert della personalità narcisistica secondo Cooper (1999)
Tratto da La personalità e i suoi disturbi (V. Lingiardi) :

CONCETTO DI SE':
Tipo “overt” Grandiosità. Il soggetto è assorbito da fantasie di successo, ha un immotivato senso di unicità, sente che tutto gli è dovuto ed è solo apparentemente autosufficiente.
Tipo "covert" Inferiorità. Il soggetto ha dubbi continui su se stesso e il proprio valore, si vergogna facilmente; si sente fragile, ma sottilmente ricerca gloria e potere. È ipersensibile alle critiche e alle difficoltà causate dalla realtà.

RELAZIONI INTERPERSONALI:
Tipo “overt” Relazioni numerose, ma superficiali. Intenso bisogno di approvazione, disprezzo per gli altri, spesso mascherato da pseudoumiltà; mancanza di empatia, incapacità di partecipare in modo genuino ad attività di gruppo; nella vita familiare tende a dare più valore ai figli che al partner.
Tipo "covert" Incapacità di dipendere in modo genuino e di fidarsi degli altri; invidia cronica dei talenti, dei beni materiali e delle capacità di avere relazioni oggettuali profonde; mancanza di rispetto per il tempo altrui.
Tuttavia è bene precisare che non vi è una distinzione netta tra le due tipologie di narcisismo, poiché è raro trovare “tipi puri” che appartengono al gruppo overt o covert, sovente nella clinica si osservano entrambe le tipologie, in misura variabile, nel medesimo individuo.

Eziologia del disturbo narcisistico della personalità
 Diego Velàzquez, Venere allo specchio, 1644
La difficoltà legate alla regolazione dell’autostima sono alla base del disturbo narcisistico di personalità. Secondo Kohut il disturbo narcisistico sottende un problema relazionale con i genitori, un fallimento empatico di questi ultimi i quali non hanno saputo rispondere in modo adeguato alle richieste naturali del Sé del bambino. In questo senso nel narcisista vi sarebbe un blocco della personalità ad una fase infantile dove il Sé diventa grandioso e onnipotente. Secondo Kernberg invece alla base del disturbo vi sarebbe lo sviluppo di un Sé grandioso patologico anormale.
Ad ogni modo la maggior parte degli autori sono concordi nell’affermare che il disturbo narcisistico è strettamente legato ad una grave fragilità della stima di sé, alla quale il soggetto risponde in due diversi modi: o attraverso la ricerca di ammirazione e gloria, oppure attraverso la fuga dagli altri per timore del giudizio. In entrambi i casi lo scopo è quello di rinforzare la propria autostima, costantemente minacciata da un Sé vulnerabile.

La psicoterapia
La psicoterapia indicata per il disturbo narcisistico della personalità è quella psicoanalitica. Tuttavia l’analisi con questi tipi di pazienti è molto ardua e difficoltosa poiché tendono spesso a sabotare la terapia ed gli sforzi del terapeuta. Lo scopo del terapeuta, suggerisce Kohut, è quello di empatizzare con il paziente, al fine di far emergere e riattivare la fallita relazione con i genitori e comprendere quali siano gli aspetti maggiormente vulnerabili per il Sé. L’analisi dovrebbe considerarsi conclusa quando il paziente riesce a trovare nuove forme di relazione con gli oggetti – Sé e vivere le relazioni interpersonali in modo più genuino e maturo.

Bibliografia
Freud S. (1914), Introduzione al narcisismo, trad. it. in Opere, vol.VII, Boringhieri, Torino 1977.
Freud S. (1938), Compedio di psicoanalisi, trad. it. in Opere, vol. XI, boringhieri, torino 1979.
Gabbard G.O. (2000), Psichiatria psicodinamica, nuova edizione basata sul DSM, trad it. Raffaello Cortina, Milano 2002.
Galimberti U. (2006), Dizionario di psicologia, De Agostini, Novara.
Kernberg O. (1884), Disturbi gravi di personalità, trad. it. Boringhieri, Torino 1987.
Kouth H. (1971), Narcisismo e analisi del sè, trad. it. Boringhieri, Torino 1976.
Lingiardi V. (2004), La personalità e i suoi disturbi, Il Saggiatore, Milano.

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